16 febbraio 2021
di Adriano Marconi
Una trilogia da (ri)scoprire
Tre romanzi di Marilynne Robinson ambientati nell’immaginaria cittadina di Gilead, nello Iowa, in cui si intrecciano le vicende del reverendo congregazionalista John Ames, del reverendo presbiteriano Robert Boughton e delle loro famiglie. In ciascuno dei romanzi, sullo sfondo delle vicende delle due famiglie, uno dei personaggi assume particolare rilievo.
La scrittura della Robinson, scrittrice di fede calvinista, è poetica, evocativa, profonda, impreziosita da citazioni bibliche (sempre funzionali alla comprensione dei personaggi) e ripaga ampiamente di alcune difficoltà di lettura legate a continui spostamenti di tempo e di spazio.
Marilynne Robinson è nata nel 1943 nell’Idaho e vive da anni nello Iowa, dove insegna scrittura creativa. Ha vinto il Pulitzer nel 2005 per Gilead e nel 2012 la “National Humanities Medal”, attribuita direttamente dal Presidente degli Stati Uniti, 'per la grazia e intelligenza della sua scrittura'.

Marilynne Robinson
Gilead
Giulio Einaudi editore, pagg. 264
Il primo capitolo della trilogia è Gilead.
Siamo nel 1956. Il reverendo John Ames, al quale resta poco da vivere, scrive all’unico figlio, ancora bambino, avuto in tarda età da Lila, la sua seconda moglie.
La lettera è l’occasione per ripercorrere la storia della propria famiglia (il nonno, impegnato nelle lotte contro la schiavitù, il padre pacifista durante la guerra di Secessione), della propria vita, vissuta interamente nella cittadina di Gilead, e dell’incontro con Lila.
Una lettera-diario, una confessione, un dialogo intenso di un padre con un figlio e di un uomo con Dio.

Marilynne Robinson
Casa
Giulio Einaudi editore, pagg. 336
Nel secondo capitolo della trilogia, Casa, ambientato sempre a Gilead nella seconda metà degli anni ’50 e modellato sulla parabola del Figliol prodigo, si narra di due ritorni alla casa del padre, il reverendo Robert Boughton, ormai solo, vedovo, vecchio e malato.
La prima a fare ritorno è Glory, la più giovane dei figli del pastore, che torna a casa con un bagaglio di fallimenti e delusioni per assistere l'anziano padre.
Dopo anni di assenza ritorna anche Jack, un quarantenne dalle molte sconfitte, un uomo che non può fidarsi di se stesso, che ha perduto persino la speranza, "un uomo della sofferenza, intimo del dolore, e uno davanti al quale gli uomini distolgono il viso". La pecora nera della famiglia, ma anche, forse proprio per questo, il figlio più amato.
Un romanzo fatto di dialoghi (molto belli quelli tra sorella e fratello), un romanzo che parla dei dubbi della fede, della possibilità del perdono, della speranza di salvezza.

Marilynne Robinson
Lila
Giulio Einaudi editore, pagg. 280
Terzo capitolo della trilogia, Lila è la storia della seconda moglie di John Ames. Prima di arrivare a Gilead Lila ha vissuto una vita difficile negli Stati Uniti post Grande depressione: bambina abbandonata, vagabonda, prostituta che impara a non fidarsi di nessuno.
A Gilead Lila, varcando per la prima volta la soglia di una chiesa, incontra il reverendo John Ames che tempo prima ha visto morire la moglie durante il parto e la figlia appena nata.
La sofferenza che ognuno riconosce nell’altro e la ricerca di risposte alle domande cui la vita li costringe (Dio, il bene, il male, la colpa e il perdono) faranno in modo che i due si avvicinino. E nel rapporto con Ames Lila scopre quello che in qualche modo si porta dentro senza saperlo: la capacità di provare empatia e ricevere comprensione, di uno scambio autentico con l’altro.
Lila è un personaggio che prende vita pagina dopo pagina tra luci e ombre, tra presente e passato, tra eventi e ricordi.