Spuntini libreschi

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23 marzo 2022
di Adriano Marconi

Frontiere
(un atlante e due poesie)

Gli atlanti sono ormai sostanzialmente superati da quanto disponibile in Internet. Ma quello che voglio proporre merita a mio parere di essere preso in considerazione.

Un libro che si presta ad essere letto in modo sistematico, ma che, come ogni atlante, può anche essere “consultato” su specifici argomenti. Si può dare rilievo al testo, ma si possono anche solo “guardare” le tavole grafiche che permettono di cogliere con chiarezza e immediatezza le situazioni rappresentate.
Si possono utilizzare le tavole a complemento del testo oppure procedere in modo opposto, magari spulciando qua e là.
Comunque lo si approcci, un volume ricco di informazioni e riflessioni questo

Atlante delle frontiere
Muri, conflitti, migrazioni

di Bruno Tertrais - Delphine Papin
Add Editore, 2018, pagine 144
(traduzione e prefazione di Marco Aime)

Bruno Tertrais è un politologo francese, vicedirettore della Fondazione per la ricerca strategica (FRS), oltre che consulente scientifico dell'Alto Commissario per la Pianificazione.
Delphine Papin collabora con l’Istituto francese di geopolitica e coordina il settore infografica - cartografia di Le Monde.

La quarta di copertina descrive bene l’impostazione del libro, le domande che pone e a cui cerca di rispondere; per questo la riporto integralmente:

Migranti, Brexit, conflitti ai confini della Russia e in Medio Oriente, tensioni in Asia, un muro tra il Messico e gli Stati Uniti: le frontiere non sono mai state così attuali.
Ma sappiamo davvero cos’è una frontiera? Alcune si attraversano facilmente, altre sono invalicabili, alcune sono visibili, altre invisibili, ci sono frontiere politiche, economiche, culturali.

Quali sono le frontiere esterne dell’Europa: quelle dello spazio Schengen, quelle dell’Unione Europea o quelle dell’Europa in quanto idea o concetto?
Dove comincia l’Asia? Qual’ è la frontiera più militarizzata? Qual è il muro di difesa più lungo? E il reticolato più alto? Come si determinano le frontiere aeree?
Ci sono ancora ‘zone bianche’ che non appartengono a nessuno? Il cambiamento climatico può modificare le frontiere esistenti? Le frontiere favoriscono la pace o sono foriere di guerre?
Questo atlante ci aiuta a capire le sfide che si nascondono dietro le linee che dividono o uniscono i popoli.
Con cartine e infografiche originali, gli autori raccontano il mondo attraverso il prisma delle frontiere”.

L’edizione francese è del 2016, quella italiana del 2018; per questo il volume potrebbe non essere del tutto aggiornato riguardo alla situazione attuale (non essendo un esperto non lo so valutare compiutamente), ma ciò non lo rende meno interessante.
Interessante e con un approccio originale per parlare di (e mostrare con disegni molto chiari) 323 frontiere terrestri su circa 250.000 km, che diventano quasi 750 frontiere tra Stati aggiungendo le frontiere marittime, delimitate o meno.
L’approccio originale appare fin dal sommario dei temi trattati.

Dopo la prefazione di Marco Aime (su cui ritornerò più avanti) e l’introduzione (con titolo Il grande ritorno delle frontiere), il primo capitolo affronta Le frontiere ereditate, la loro storia attraverso guerre, diplomazia, colonialismo, Guerra fredda, divisioni culturali, zone di influenza. Per arrivare però anche a dire che “il tracciato di molte è assai recente: è la moltiplicazione degli Stati dopo il 1990 ad aver moltiplicato le frontiere”.

Si passa poi alle Frontiere invisibili.
Certo, le frontiere internazionali marittime, che sono - dice il libro - la metà del ‘mondo delle frontiere’; ma anche (o soprattutto?) le frontiere “immaginarie o arbitrarie, che non sempre ricalcano le frontiere statuali: limiti culturali, zone di influenza, aree di ‘civiltà’ e fusi orari”.
Particolarmente sorprendente, almeno per me, scoprire confini e problemi legati ai fusi orari e alla linea del cambio di data.

Parlare di frontiere significa anche parlare di muri e migrazioni (è il titolo del terzo capitolo): muri che si stanno moltiplicando e che hanno ora soprattutto lo scopo di opporsi alle migrazioni e immigrazioni clandestine.

Un capitolo in cui colpisce particolarmente la tavola riassuntiva I muri del mondo che riporta, uno accanto all’altro, i vari muri con la relativa altezza (una curiosità: c’è anche, per confronto, la barriera presente nella serie TV Game of Thrones).

Muri, barriere, fili spinati mi hanno richiamato la sofferta riflessione di Ryszard Kapuściński (1932 - 2007), scrittore e saggista polacco - ma soprattutto giornalista sempre in prima fila per raccontare sofferenze, atrocità, dolori nelle numerose rivoluzioni e guerre da lui seguite in tutto il mondo - nella poesia che ha per titolo Filo spinato.

Tu scrivi dell’uomo nel lager
io – del lager nell’uomo
per te il filo spinato è all’esterno
per me si aggroviglia in ciascuno di noi.
- Pensi che ci sia tanta differenza? 
Sono due facce della stessa pena

Riprendendo il cammino tra il sommario del testo, dopo il quarto capitolo dedicato alle Curiosità frontaliere (curiosa soprattutto la pagina grafica dedicata alle Frontiere da record), il quinto prende in considerazione le Frontiere in fiamme, di tragica attualità soprattutto quando si sofferma sulla Russia e “la riconquista dell’antica area di influenza”.
Fino alla conclusione, Il roseo futuro delle frontiere, che si concentra su Europa e Medio Oriente.

Un approccio originale, dicevo all’inizio.
Infatti il testo condivide sì con gli atlanti la presentazione e rappresentazione dell’esistente, ma anche problematizza e riflette sul concetto di confine.

La prospettiva adottata non è univoca e cambia di volta in volta passando all’occorrenza da visioni generali ad uno zoom su aspetti particolari (come ad esempio la città vecchia di Gerusalemme e i suoi quartieri).

Con la consapevolezza che nessuna frontiera è destinata a durare per sempre e ogni confine può evolversi, in quanto “tutte le frontiere sono artificiali, poiché sono definite dagli uomini” e che quello delle frontiere “è un cantiere ancora aperto in cui convergeranno o confliggeranno interessi per le risorse naturali e ragioni di principio nazionaliste”.

Lo dice bene Marco Aime nella sua prefazione:

“Sono stati in molti, dopo il trattato di Yalta, a pensare che la geografia del pianeta si fosse stabilizzata e altri parlarono di ‘fine della storia' dopo il crollo dell’URSS, ma le dinamiche umane sono complesse e raramente prevedibili.
La storia è destinata a cambiare ancora la geografia e questo Atlante ci fornisce ottime chiavi di lettura per comprenderne i percorsi e i processi
.

E ancora Marco Aime pone in evidenza un altro aspetto dei confini, con una domanda forse senza risposta. Queste le sue parole:

“Tracciare un confine comporta sempre una doppia conseguenza: si rinchiude al suo interno ciò che consideriamo ‘nostro’, ‘noi’ compresi, e si crea ‘l’altro’ e l’alterità, togliendo a chi lo traccia la possibilità di essere tutto ciò che è in potenza.
Qui nasce una domanda centrale, che i molti casi analizzati in questo Atlante delle Frontiere aiutano a comprendere meglio, anche se la risposta non è così scontata: è il confine a creare la diversità o, al contrario, è quest’ultima a far nascere un confine?

Eccoci dunque al tema dell’altro, dello straniero, del diverso, del… barbaro. Tema vasto e problematico rispetto al quale propongo qui solo una suggestione, ancora con una poesia (il cui ultimo verso è peraltro citato nella prefazione dell’atlante).
È di Costantino Kavafis (Alessandria d’Egitto, 1863 – 1933), poeta greco di cui molti conosceranno un’altra poesia, Itaca, e ha per titolo Aspettando i barbari.

Che aspettiamo, raccolti nella piazza?

                                Oggi arrivano i barbari.

 

Perché mai tanta inerzia nel Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?

                               Oggi arrivano i barbari.
                               Che leggi devon fare i senatori?
                               Quando verranno le faranno i barbari.

 
Perché l’imperatore s’è levato
così per tempo e sta, solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?

                               Oggi arrivano i barbari
                               L’imperatore aspetta di ricevere
                               il loro capo. E anzi ha già disposto
                               l’offerta d’una pergamena. E là
                              gli ha scritto molti titoli ed epiteti.

 

Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei caselli tutti d’oro e argento?

 

                              Oggi arrivano i barbari,
                              e questa roba fa impressione ai barbari.

 

Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?

 

                             Oggi arrivano i barbari:
                             sdegnano la retorica e le arringhe.

 
Perché d’un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti seri!)
Perché rapidamente le strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?

 
                              S’è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
                              Taluni sono giunti dai confini,
                              han detto che di barbari non ce ne sono più.

 

E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.