Dove sarà finito il monolite?

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SBIRCIARE LA BELLEZZA                                                                               

di Rosella Ferrari

Riprendono i nostri appuntamenti alla scoperta di luoghi o particolari che magari non conosciamo benissimo.
La nostra splendida città ne è ricca e scoprirli è sempre un piacere e un’emozione.
Quindi ripartiamo alla ricerca di “tesori”, più o meno nascosti, attraverso i quali potremo magari riscoprire pezzi della nostra storia.
E succederà anche che, davanti a un particolare, magari piccolo, ci rendiamo conto di essere davanti alla bellezza…

DOVE SARA’ FINITO IL MONOLITE?

La nostra curiosità di oggi ci impone di camminare un po’... È un invito perché per conoscerla meglio dobbiamo portarci in due luoghi diversi.
Partiamo da via Barzizza, la piccola strada che nasce subito prima dell’incrocio tra via Santa Caterina e via Corridoni: appena imboccata notiamo subito la presenza di un corso d’acqua ed è qui che ci fermiamo.
Quella che vediamo arrivare dalla direzione della Valle Seriana è la Roggia Serio Grande, un canale artificiale antichissimo (XII secolo). È un’importante opera di ingegneria idraulica progettato dal bergamasco Antonio Pitentino che aveva già lavorato al complesso sistema idrico di Mantova. La Roggia deriva dal fiume Serio ed è lunga circa 20 km: percorre la valle Seriana da Albino a Bergamo e prosegue verso la bassa.

Portando l’acqua del Serio dentro la città di Bergamo divenne elemento preziosissimo per l’economia: lungo il suo tracciato sorsero infatti mulini, magli, filatoi, opifici, e molto più tardi anche le prime industrie ottocentesche che avevano i propri stabilimenti in città.

La Roggia Serio era anche definita “fossatum communis Pergomi” perché ebbe, fino all’800, il ruolo di "fossato" della città, correndo lungo le Muraine che indicavano il limite daziario e difendevano i borghi.
Dalla Roggia Serio derivarono nel tempo altri corsi d’acqua: la Roggia Nuova, la Roggia Morla, la Roggia Guidana e la Roggia Pomperduto (chiamata Pomperdü).

La Roggia Nuova (in bergamasco la Nöa) nasce proprio qui nel 1484, a seguito della decisione di dotarsi di un corso d’acqua che scorresse verso i monasteri degli Umiliati e i loro laboratori di panni di lana: il percorso della Roggia Nuova partiva da qui, percorreva il borgo Santa Caterina, poi via Masone (dove c’era una Magione degli Umiliati), via Pradello, largo Belotti (davanti all’attuale chiesa di San Bartolomeo, dove al tempo sorgeva un altro monastero); costeggia Porta Nuova, sottopassa la stazione e va verso Azzano, dividendosi poi in due rami.

Per deviare parte dell’acqua della Roggia Serio nel nuovo canale venne costruito un imponente manufatto in pietra, un monolite lungo 8,5 metri con una sezione di 77x54 cm ed un peso di 7,8 tonnellate, che venne inserito perpendicolarmente al corso della roggia Serio.

 
Attraverso alcune aperture rettangolari (dette "moduli di Plorzano") scavate nel monolite, parte dell'acqua della Roggia Serio continuava il suo corso, rallentato però dall’ostacolo che faceva innalzare il livello dell’acqua permettendole di raggiungere la quota della roggia Nuova e di riversarsi nel suo letto; l'acqua in eccedenza passava al di sopra del monolite e proseguiva quindi il proprio corso verso la pianura.

Questo sistema funzionò senza modifiche per quasi 400 anni, fino al 1877 quando venne dotato di paratie che migliorarono la gestione delle acque. In tempi molto recenti per ovviare ai problemi legati al difficile deflusso delle acque in caso di precipitazioni molto abbondanti, il Consorzio di bonifica della media pianura bergamasca, in stretto accordo con il Comune, decise di rimuovere il monolite per lasciar libera l’acqua della roggia Serio di transitare senza ostacoli.

Ecco, questo monolite, cioè questo blocco di pietra in un unico pezzo, è la nostra sorpresa di oggi.

Ora noi ci chiediamo che fine abbia fatto, questo pezzo di storia della nostra città e del suo rapporto con le acque…

Per cercarlo percorriamo la via Santa Caterina e arriviamo al grande incrocio di strade che chi, come me, è diversamente giovane, chiama ancora “il ponte della Morla”.
Il torrente Morla, familiarmente chiamato dai bergamaschi “la Morla” è un corso d’acqua naturale che nasce dal Canto Alto e dal Colle di Ranica, riceve le acque dei torrenti Tremana e Gardellone e con un tracciato articolato e sinuoso attraversa la città.

È un torrente difficile, perché spesso ha causato piene e straripamenti anche molto gravi, come quella del 1936 quando non solo causò moltissimi danni ma devastò anche il cimitero di Valtesse.
Per ovviare a questi inconvenienti si decise di canalizzare parte del corso del torrente in città e di coprirne alcuni tratti.

Fino agli anni ‘60 la Morla scorreva liberamente in questa zona, occupando tutta l’area dove sorge il Palazzetto dello sport con tutti i parcheggi adiacenti.
A ridosso del corso d’acqua sorgeva un’abitazione povera, che ospitava molte famiglie e che era chiamata familiarmente “la casa barca” o “la nave” dai bergamaschi.
Ora la Morla non si vede più, la nave è stata abbattuta come il ponte della Morla. Ma il toponimo rimane nella memoria dei bergamaschi.

Continuiamo il nostro percorso e entriamo nel Parco Suardi dall’ingresso di fronte al parcheggio del Palazzetto. Scopriamo che è attraversato da un piccolo corso d’acqua: si tratta di una derivazione della roggia Nuova che i conti Suardi ottennero di poter scavare per dotare il loro giardino di un corso d’acqua che proseguendo andrà ad interessare anche il parco Marenzi.

Ecco, ci siamo: proseguendo pochissimi passi dall’ingresso ci troviamo sulla sinistra una fontana moderna, molto curiosa.
La guardiamo con attenzione e scopriamo che è stata costruita utilizzando il monolite della Roggia Serio di via Barzizza e che possiamo scoprire come funzionassero i moduli e come defluiva l’acqua nell’antica struttura.

Abbiamo ritrovato il nostro monolite, completo dei suoi moduli di Plorzano!

Realizzata su progetto dell'architetto E. Malara, da un responsabile dell'ufficio lavori pubblici del Comune di Bergamo e dal responsabile tecnico del Consorzio di bonifica, ha una funzione didattica oltre che decorativa.

Oltre al monolite, sono stati recuperati in Santa Caterina e riposizionati qui anche altri elementi, per farli rivivere in un contesto differente, rendendoli strumenti di conoscenza e testimonianza del sistema delle reti di irrigazione presenti nel territorio bergamasco. Difatti la fontana raffigura, con forme stilizzate, la roggia Serio Grande e la roggia Nuova (che scorre all'interno del parco e da cui prende l'acqua), ovvero i due canali strettamente legati ai componenti di base della fontana stessa.
Vediamo come funziona: Il progetto prevede che la struttura possa riprodurre due scenari differenti, creati dal movimento delle acque. 

"Il primo scenario ricostruisce lo scorrimento dell'acqua nel canale principale (identificabile con la Roggia Serio Grande), che passa poi attraverso i moduli di Plorzano e dopo un breve salto, ritorna nella seconda parte del canale stesso.
Nel frattempo l'acqua ristagna nel canale secondario, posto perpendicolarmente al principale, e contestualmente “ribolle” nella vasca principale a forma triangolare, nella quale sono poste cinque sorgenti d'acqua.
Passando da una superficie levigata (ricavata mediante le lastre recuperate dalla pavimentazione della stessa roggia Serio Grande) ad una a ciottoli, propria della pavimentazione della vasca, la fontana fornisce all'osservatore la percezione del diverso fluire dell'acqua.

Nel secondo scenario vengono chiuse le paratie che regolano i moduli di Plorzano.
Queste fanno sì che si accumuli acqua nel canale principale, innalzandosi di livello e superando il derivatore.
L'acqua in eccesso va quindi ad alimentare il canale secondario, così come si verificava nella realtà tra le due rogge.
Nel frattempo l'acqua nella vasca principale continua a ribollire, mentre si arresta il flusso dell'acqua nel canale principale posto sotto il monolite.


Questa situazione ricalca sia il funzionamento dei canali artificiali e delle relative derivazioni, sia dei fontanili dai quali sgorgano le acque sotterranee.
La struttura è costituita da pietra grigio tunisi, con i muri perimetrali costituiti da granito di antica lavorazione.
La pavimentazione della vasca è realizzata con materiale recuperato dalla Roggia ed il letto della fontana in ciottoli.
Infine nei pressi della fontana è stata posizionata una stele esplicativa, sulla quale sono indicati l'origine, il funzionamento e la struttura dell'opera"
: le trovate riprodotte nella finestra qui sotto.

La passeggiata che abbiamo fatto oggi, leggendo questo articolo, ci ha regalato una sensazione gradevolissima: quella di scoprire che la città sa prendersi cura dei suoi tesori, salvaguardare elementi del passato e, soprattutto, renderli godibili e importanti anche a livello didattico e di conoscenza.
E questo fa sempre bene.


 Fotografie di Rosella Ferrari