Martino Rovetta
mercoledì 9 febbraio
@L'Eco di Bergamo
Sarà presentato oggi a Bologna il libro di Daniele Rocchetti che ripercorre le tappe della vita del sacerdote sempre al fianco dei poveri.

Amare la Parola e le parole, la Bibbia e il giornale, il Concilio e la Costituzione.
Era questo il vero e proprio leitmotiv di quel cattolicesimo democratico che ha caratterizzato tutto il dopoguerra; quello di Giuseppe Dossetti, di Pietro Scoppola, di Roberto Ruffilli, di Vittorio Bachelet e di Paolo Giuntella.
Quel profumo che ha respirato e ha poi incarnato anche don Giovanni Nicolini, facilmente rintracciabile nella gradevole conversazione tra l’attuale vicario della parrocchia dell’ospedale di Sant’Orsola a Bologna e Daniele Rocchetti, presidente delle Acli di Bergamo.
Una lunga intervista che ripercorre la vita di don Giovanni, dalle sue origini a Mantova, in una ricca famiglia dell’alta borghesia di tradizione notarile, a Bologna al seguito di Dossetti e Lercaro, pubblicata nel libro «Don Giovanni Nicolini.Il canto dei poveri dà ritmo al mio passo» (Coop Achille Grandi Editrice), acquistabile presso l’e-shop di Molte Fedi e presso la sede delle Acli in via San Bernardino 59, a Bergamo.
Come scrive Romano Prodi nella postfazione, don Giovanni ci pone di fronte a un percorso di vita facilmente leggibile ma, nello stesso tempo, del tutto particolare.
La sostanza delle parole è facile da interpretare perché la sua missione ha sempre avuto una sintesi molto semplice: mettersi costantemente a servizio dei più poveri ed emarginati in qualsiasi situazione essi si presentino.
Prima nella periferia più trascurata di Roma, quindi nella comunità di Sammartini e poi a Bologna dove, per molti anni, ha unito l’impegno pastorale nella parrocchia della Dozza ad una completa disponibilità nei confronti dei carcerati e dei degenti dell’Ospedale di Sant’Orsola.
Una vicenda personale costellata di maestri e di esperienze di vita a dir poco indelebili.