Giulio Brotti
6 Dicembre 2021
@L'Eco di Bergamo
Benché siano decisamente cadute in disuso tra i più giovani, ancora in un recente passato nel campionario delle espressioni ready-made di matrice biblica all’«età di Matusalemme» e alla «sapienza di Salomone» si accompagnava la «pazienza di Giobbe».
Chi però decidesse di leggere per davvero il Libro di Giobbe scoprirebbe che il suo protagonista non accetta con impassibilità stoica le disgrazie a cui va incontro, dalla perdita dei suoi armenti e greggi, passando per la morte dei sette figli e delle tre figlie, fino all’insorgere di una «piaga maligna» che lo ricopre «dalla pianta dei piedi alla cima del capo». Giobbe, in effetti, non è «paziente»: da un lato, stilando un consuntivo provvisorio della sua vita egli invidia la sorte dei «bimbi che non hanno visto la luce», nati morti; dall’altro desidera ardentemente (quasi esige) che Dio gli spieghi il senso di quanto gli è accaduto.

LUCENTE LUNA TRA LE FOGLIE
Domenico Ciardi
lucente luna tra le foglie e il vento
adagio il cielo si popola di stelle
e alternanze di lucciole tra i fiori:
sera d’estate.
la stanchezza,
e un altro giorno ci attende.
appaiono fulgori e cose belle
tra cose che non arriviamo a terminare.
poi strade che s’aprono improvvise.
accettazione dei propri fallimenti
doni e condoni fanno bello il vivere

È stato un verso di una poesia di Domenico Ciardi ad ispirare il tema della nuova edizione di Molte fedi sotto lo stesso cielo.
Dopo quindici anni vogliamo continuare ad offrirvi una proposta di qualità, con incontri in presenza e online, in città e nei territori.
In un mondo alle prese con crisi geopolitiche, sanitarie, socioeconomiche e ambientali, occorre ammettere la necessità di un mutamento profondo. I recenti stravolgimenti ci costringono a ripensare tutto ciò che, a torto, abbiamo dato per scontato: la salute, l’Europa in pace, condizioni di vita dignitose per tutti, la vivibilità nell’ambiente, un futuro sereno soprattutto per chi oggi è giovane.
Difficile farci ragione della complessità del presente. Non abbiamo una meta nettamente definita, né un tracciato già stabilito e rassicurante: dobbiamo tornare sui nostri passi e riflettere sul percorso, sulle ragioni del nostro partire.
Solo se aperti e recettivi, se capaci di visione, potremo intravedere "strade che s'aprono improvvise".
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