«Martin Luther King non è una mummia»

Condividi su

 

Una lezione-spettacolo che esce dagli schemi accademici per provare a tracciare un ritratto vivo e autentico di Martin Luther King. L’appuntamento è per venerdì 16 ottobre alle 20.45 presso la Chiesa di San Andrea in Città Alta (via Porta Dipinta 39), nell’ambito della rassegna «Molte fedi sotto lo stesso cielo», in collaborazione con la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (ingresso gratuito, con prenotazione a questo link).

Protagonisti dell’incontro Paolo Naso, che insegna Scienza Politica presso l’Università La Sapienza di Roma, coadiuvato da Alberto Annarilli, maestro di coro ed etnomusicologo, e dalla cantante Elisa Biason, che ricostruiranno la straordinaria “colonna sonora” di quel periodo.

Paolo Naso è l’autore di «Martin Luther King. Una storia americana» edito da Laterza, che ricostruisce l’azione di King all’interno della storia americana e del movimento dei diritti civili. Un libro che è una sorta di capitolo finale di uno studio ventennale sul tema e che è il fondamento da cui verrà tratto l’incontro di venerdì.

MM:Come nasce questo spettacolo musicale dedicato al reverendo King?

PN:Volevo uscire dallo schema tradizionale di presentazione, quindi ho scritto il testo di questo racconto attoriale, che ha come punto di forza l’eccezionale colonna sonora: dai “negro spiritual” ai canti di protesta degli Anni ‘60 – Joan Baez e Bob Dylan per citare i più famosi – ai canti religiosi, alle ballate che hanno reso universale questa storia di liberazione. La lezione è intervallata dai canti suonati da Annarilli e Biason. Io interpreto alcuni brani tratti dai discorsi di King, cercando di restituire il loro tono caloroso ed empatico, e li spiego.

MM:Il pensiero va subito al celeberrimo «I have a dream». È quello l’apice di King?

PN:Diciamo che è l’apice del suo consenso. La storia che non tutti conoscono è che la formula di «I have a dream» era già stata usata, si tratta di formule retoriche che – da esperto oratore quale era – sapeva tirare fuori all’evenienza. Riguardando i filmati, si nota come King leggesse, ma poi su suggerimento di Mahalia Jackson («Martin, parlagli di quel sogno!») abbia cominciato ad andare a braccio. Un discorso molto simile lo aveva già pronunciato a Detroit, due mesi prima della marcia su Washington, il 28 agosto 1963.

Leggi l'articolo completo