Spuntini libreschi

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13 aprile 2021
di Carlotta Testoni



Chimamanda Ngozi Adichie

META’ DI UN SOLE GIALLO

Editrice Einaudi, pagg.447

 

Chimamanda Adichie
è nata il 15 settembre 1977 a Enugu e cresciuta a Nsukka, una piccola cittadina universitaria nel sud della Nigeria. Quinta di sei figli, appartiene a una famiglia di etnia igbo. Il padre, James Nwoye Adichie, lavorava come professore di statistica presso la locale Università della Nigeria; la madre, Grace Ifeoma, fu la prima donna a diventare direttrice della stessa università.

A diciannove anni Chimamanda vinse una borsa di studio per frequentare un corso di comunicazione e scienze politiche negli USA; nel 2001 si laureò a pieni voti e iniziò un master in scrittura creativa all'Università Johns Hopkins di Baltimora.

Durante gli ultimi anni di Università iniziò a lavorare al suo primo romanzo, Ibisco viola, pubblicato nel 2003. L'opera ottenne un grande successo; il suo secondo lavoro, Metà di un sole giallo, vinse numerosi premi e nel 2009 ricevette in Italia il premio internazionale Nonino. Nel 2013 ha pubblicato un altro romanzo, Americanah (il titolo indica il modo in cui in Nigeria si chiamano le donne che aspirano a “fare le americane”) e nel 2014 il saggio Dovremmo essere tutti femministi, rielaborazione di una sua celebratissima conferenza, un testo che lancia un manifesto per il nuovo femminismo del XXI secolo.

Chimamanda vive tra la Nigeria e Baltimora, è sposata con Ivara Esege, medico, e ha una figlia. Protegge con tenacia la privacy propria e della sua famiglia.

Metà di un sole giallo è (fino ad ora) il suo capolavoro. 

Il titolo si riferisce allo stilizzato mezzo sole nascente che campeggiò nella bandiera dello stato del Biafra, repubblica secessionista dalla Nigeria, la cui vita andò dal maggio del 1967 al gennaio del 1970.

 

Le ricchezze del sottosuolo del piccolo paese accesero gli appetiti della madrepatria e degli interessi coloniali, in particolare britannici; sotto gli occhi indifferenti e impotenti del mondo il territorio, preso per fame, fu riconquistato.

Il Biafra era la zona tribale della etnia igbo, cattolica e animista, contrapposta al resto del paese a maggioranza musulmana. Dalla persecuzione degli Igbo da parte delle altre etnie nacque la secessione. In questi pochi terribili anni si palesarono la ferocia del fondamentalismo islamico e la crudezza delle sofferenze dei bambini e delle donne, tanto che dalla esperienza sconvolgente del Biafra nacque Medici Senza Frontiere.

Ma non pensate sia solo un libro di guerra. La guerra è lo sfondo che irrompe quasi a metà libro per travolgere le vite dei protagonisti.

 

Ugwu giunge adolescente nella città di universitaria di Nsukka per lavorare come domestico alle dipendenze di Odenigbo, un matematico impiegato presso l'università locale. Ugwu si porta dietro il retaggio di un’Africa animista, superstiziosa e tribale e ne è la voce; Odenigbo è un intellettuale, onesto e sognatore, che lavora per realizzare un paese dove l’uguaglianza, l’istruzione e la democrazia siano una realtà e un esempio per gli altri stati del continente.

Olanna è la sua compagna, che ha lasciato la sua ricca famiglia per vivere con lui e insegnare nella stessa università. Bella e molto empatica con chiunque incontri, è il personaggio che più si avvicina all’autrice.

Kainene, sorella gemella di Olanna, imprenditrice e affarista come i loro genitori, vive con Richard, un inglese innamorato pazzo dell’Africa, che tenta in ogni modo di diventarne il cantore scrivendo un libro di cui leggiamo qua e là i tentativi fallimentari. 

La tecnica narrativa, per cui il racconto viene portato avanti dalle voci dei protagonisti che offrono di volta in volta il loro personale punto di vista, rende ancora più vivo e interessante il racconto.


Le vite dei personaggi si intrecciano dunque con le vicende di uno degli eventi storici più drammatici del paese, di cui la scrittrice serba chiara memoria: entrambi i nonni furono infatti vittime della guerra e lei stessa crebbe nel difficile clima del dopoguerra. Infatti per rendere il romanzo il più veritiero possibile, Chimamanda svolse per quattro anni ricerche e intervistò i sopravvissuti alla guerra, in modo da fare risaltare, più degli eventi politici, gli esseri umani coinvolti e le loro storie.


Insomma, un libro bellissimo, uno di quei libri che si leggono e poi si rileggono con piacere e interesse crescenti. E non è poco.