Daniele Rocchetti
giovedì 10 febbraio
@L'Eco di Bergamo
Fratel Sabino Chialà, teologo e biblista, è il nuovo priore della Comunità di Bose: «La vera crisi non è dei numeri, ma di identità. [...] La fraternità è un cammino, una scoperta e un dono, richiede ascesi».

«Abbiamo la grande gioia di annunciarvi che è stato eletto nuovo priore Fr. Sabino Chialà.
La comunità, in grande pace, ringrazia il Signore per la sua fedeltà e chiede a tutti voi di partecipare alla nostra gioia e alla nostra preghiera».
Così domenica 30 gennaio sul sito della Comunità di Bose veniva annunciata la notizia della nomina. Una scelta che segna una ripartenza dopo il periodo durissimo che ha coinvolto la comunità e il suo fondatore ed ex priore, Enzo Bianchi, a cui, con un decreto della Segreteria di Stato vaticana, è stato imposto, con altri tre confratelli, l’allontanamento da Bose.
Il nuovo priore succede a Luciano Manicardi, eletto nel gennaio del 2017.
Ed è proprio a Manicardi che Chialà, il giorno dopo la sua elezione, rende merito del modo con cui ha gestito questi anni difficili: «Nell’assumere questo servizio desidero poi ringraziare di cuore fr. Luciano Manicardi, che ha guidato la nostra Comunità con grande dedizione e sapienza, in questa stagione in cui la fedeltà alla nostra vita e vocazione monastica è stata messa alla prova. Vorrei fare tesoro soprattutto della sua mitezza, della sua perseveranza, e dirgli ancora il mio commosso “grazie”».
Sabino Chialà, nato a Locorotondo (Bari) nel 1968, entrato a Bose il 4 ottobre del 1989, è un raffinato studioso di ebraico e siriaco, esperto della letteratura cristiana orientale dei primi secoli, specialista dei Padri del Deserto.

«Come e più dei miei fratelli e delle mie sorelle sono consapevole dei miei limiti, ma confido nella loro preghiera e nel nostro sentire comune per condurre la Comunità sul cammino che il Signore ha voluto mostrarci, che è via di pace e di vita piena nella verità e nella carità, a servizio dell’annuncio del Vangelo agli uomini e le donne del nostro tempo e nella ricerca dell’unità visibile dei cristiani», così termina la sua lettera di saluto.
Una nuova pagina si apre per Bose, consegnata ad una comunità di una sessantina di fratelli e sorelle e ad un priore che, consapevoli della storia alle spalle, sono chiamati ad aprire nuove strade di fedeltà al Signore e all’uomo del nostro tempo.