Domenica 27 marzo
Roberta d'Angelo
@Avvenire
Il deputato Pd: sbagliato insistere su spese militari al 2%. L'appello del Papa indica una direzione concreta, un errore ridurlo a una buona intenzione.

È arrivato il tempo per la Costituente degli Stati Uniti d’Europa, per una politica estera e di difesa comuni. Graziano Delrio, ex capogruppo e ministro Pd, accoglie le parole del Papa e ragiona sul monito lanciato da Francesco.
«Il Papa ha fatto un appello molto forte e ha indicato una direzione precisa e credo sarebbe sbagliato ridurlo a una buona intenzione perché indica una direzione non solamente etico-religiosa, ma politica. Frenare la corsa agli armamenti, che – per inciso – dai 1.754 miliardi nel 2009 sono diventati quasi 2.000 miliardi, deve essere un obiettivo politico.
Ma questo aumento della spesa, come si può vedere, non è certo la risposta. Anzi, conferma quello che ha detto sempre papa Francesco, che stiamo assistendo a una terza guerra mondiale a pezzi.»
Il premier Draghi ha risposto dopo il Consiglio Ue, convinto della direzione di lavoro, rifacendosi a De Gasperi. Non la convince?
«L’Europa di De Gasperi e Spinelli doveva essere costruita su un progetto politico e su una struttura federale di difesa, che, appunto, è il risultato di una scelta di politica estera comune.»
Ed è diverso da quello che si sta discutendo in questi giorni?
«Oggi la grande debolezza dell’Europa si è vista nella incapacità di fronteggiare una crisi che è dentro il suo cuore, perché la Russia e l’Ucraina sono parte integrante dell’Europa e l’Europa non sa rispondere a questa grande crisi, proprio perché mancano gli Stati Uniti d’Europa con una politica estera e manca una politica di difesa comune. Ma in questi anni il mondo è andato verso i trattati di non proliferazione nucleare e sono stati raggiunti degli obiettivi diplomatici verso un disarmo progressivo, non verso un rialzo. Penso agli accordi di Helsinki del ’75. La risposta deve essere quella di una cornice di sicurezza che permetta alle nazioni di impiegare meno soldi per gli armamenti. Allora anche la Russia li sottoscrisse. Oggi vanno rinnovati e rilanciati.»